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Predittori di mortalità a 30 giorni nei pazienti con shock cardiogeno refrattario dopo IMA nonostante pervietà dell’arteria infartuata


Poco è noto riguardo ai predittori di sopravvivenza nei pazienti con shock persistente successivo a infarto miocardico acuto ( IMA ) nonostante la pervietà dell’arteria infartuata.

Sono stati esaminati i dati dello studio TRIUMPH nei pazienti con shock cardiogeno persistente, vasopressore-dipendente, che ha complicato un IMA almeno 1 ora dopo aver raggiunto la pervietà dell’arteria correlata all’infarto.

I pazienti che sono morti entro 30 giorni sono stati confrontati con quelli che sono sopravvissuti.

Tra i 396 pazienti, il 45.5% è morto entro 30 giorni.

E’ stato osservato che la pressione sistolica e la clearance della creatinina hanno rappresentato predittori significativi di mortalità in tutti i modelli.
Anche il numero dei vasopressori e il dosaggio di Norepinefrina erano predittori di mortalità; tuttavia la dose di Norepinefrina non è risultata più significativa quando è stato preso in considerazione il cambiamento della pressione sistolica a 2 ore come covariata.

In conclusione, la pressione sistolica, la clearance della creatinina e il numero di vasopressori sono risultati predittori significativi di mortalità nei pazienti con shock cardiogeno persistente, vasopressore-dipendente, dopo infarto miocardico acuto, nonostante l’arteria infartuata pervia.
Queste variabili prognostiche possono essere utili nella stratificazione del rischio. ( Xagena2009 )

Katz JN et al, Am Heart J 2009; 158: 680-687


Cardio2009



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